Perché la Red Bull si chiama così? Hanno copiato l’idea

La Red Bull è tra le bevande più note al mondo. Oggi è sulla bocca di tutti grazie ai successi nel Motorsport, ma tutto è nato tempo fa da una collaborazione che pochi conoscono.

La lungimiranza del suo fondatore, Dietrich Mateschitz, ha portato ad una programmazione aziendale che, anno dopo anno, non conosce battute d’arresto. La presenza in tutti i rami delle principali discipline sportive e del Motorsport ha reso possibile l’associazione ideale della bibita taurina alle performance dei migliori atleti al mondo.

L'azienda Red Bull
Red Bull (Adobe) tuttomotoriweb.it

In passato era riuscita solo a realtà fortissime, sul piano commerciale, come Coca-cola e Pepsi, mettendo sotto contratto sportivi e personaggi dello show business. Gran parte, tra l’altro, del merito del successo della bevanda è dettato dalla precedente fama della bibita in Asia. Dietrich Mateschitz, infatti, provò per caso la bevanda chiamata Krating Daeng, letteralmente toro rosso o gaur rosso, prodotta dalla T.C. Pharmaceuticals.

La ricetta, simile al Lipovitan, tra gli anni settanta e ottanta, era comune tra i trasportatori, i muratori e i contadini. Il legame con la classe operaia è stato pompato attraverso la sponsorizzazione di incontri di Muay Thai, nel cui logo già compariva l’immagine della carica tra i due tori. Di base tutto era già stato commercializzato, ma Mateschitz rese il prodotto diffuso in ogni angolo della terra.

Dopo un viaggio in Thailandia, l’imprenditore austriaco, grazie alla miscela dimenticò la fatica del jet leg. Dietrich Mateschitz, insieme al tailandese Chaleo Yoovidhya, crearono nel 1984 la Red Bull GmbH. Il lancio della lattina, per come la conosciamo oggi, avvenne nel 1987. La bevanda che sino ad allora aveva spopolato solo tra i camionisti e i lavoratori che avevano intenzione di fare le ore piccole, divenne il simbolo dell’eccellenza sportiva.

Il significato attuale della Red Bull

L’immagine dei due tori è, forse, diventata popolare quanto quella della Coca-cola. Il tutto fu reso possibile attraverso una campagna pubblicitaria straordinaria, che, indubbiamente, è rimasta impressa nella mente di chiunque. Lo slogan “Red Bull ti mette le ali” è diventato a tutti gli effetti la mission di un gruppo che non è destinato ad esaurire la propria fama nel giro di qualche anno.

Red Bull Racing
RB19 (Adobe) tuttomotoriweb.it

I fatturati miliardari, del resto, rendono credibile la possibilità che la crescita, dal calcio al Motorsport, sia appena cominciata. I risultati in Formula 1, del resto, rappresentano il manifesto migliore per l’azienda. La squadra con sede a Milton Keynes, nata dalle ceneri della Jaguar, è arrivata a conquistare 6 titoli costruttori. In meno di 20 anni ha celebrato quattro riconoscimenti di fila con Sebastian Vettel, per poi confermarsi ai vertici con Max Verstappen nelle ultime tre annate.

Red Bull oggi vuol dire eccellenza. Lavorare nel team anglo-austriaco è diventato l’obiettivo di tutti i migliori tecnici e meccanici. Nulla, ad oggi, sembra poter scalfire il dominio nella categoria regina del Motorsport.

E pensare che è tutto nato da un viaggio in Asia del suo fondatore Dietrich Mateschitz, scomparso il 22 ottobre 2022. L’imprenditore austriaco ha lasciato il Gruppo in buone mani, dati i fatturati record e gli splendidi risultati sportivi registrati, a tutti i livelli, nel 2023.

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