In casa Ferrari non si vince da troppi anni, e dopo l’addio di Mattia Binotto, si deve puntare al riscatto. Servirà del tempo.
Sono passati un anno ed oltre un mese dall’ultima vittoria della Ferrari, che non riesce a salire sul gradino più alto del podio dal Gran Premio d’Austria del 2022, quando Charles Leclerc riuscì a battere Max Verstappen a casa della Red Bull. Da quel momento in avanti, sarebbe iniziato un nuovo, interminabile digiuno, e c’è la sensazione che non finirà poi così in fretta.
Degli ultimi titoli mondiali non servirebbe neanche parlarne, dal momento che sono passati ormai 15 anni. Pensate che dei piloti in attività nel 2008, quando Felipe Massa e Kimi Raikkonen portarono a casa il titolo costruttori, sono rimasti in pista solo Fernando Alonso e Lewis Hamilton, mentre tutti gli altri si sono ritirati da tempo. Questo ci fa ben capire quanto tutto sia cambiato rispetto a quell’epoca, in cui la F1 era uno sport diverso rispetto ad oggi.
Non esisteva il DRS, c’erano ancora i rifornimenti, la Pirelli doveva ancora prendere il posto della Bridgestone, e le monoposto erano molto più leggere, e ci regalavano un sound da urlo. Dal 2009 in avanti, la Ferrari è entrata in un vortice negativo, dal quale non riesce ad uscire, ed ormai nei tifosi c’è la seria paura del fatto che non ce la farà mai.
Ferrari, ecco tutti i perché di una crisi senza fine
Nel 2009, la F1 cambiò radicalmente, e si trattò della prima stagione in cui i test in pista erano banditi. Questo è stato uno dei motivi principali del tracollo della Ferrari, che nelle prove private aveva un suo grande punto di forza, come testimoniano gli anni del dominio di Michael Schumacher.
All’epoca, nei rari casi in cui una vettura nasceva male, si poteva testare tantissimo, e magicamente, venivano apportati i giusti correttivi che poi la portavano a giocarsi ed a vincere i campionati. Da quando le simulazioni hanno preso il posto della pista, si è aperto un gap enorme con la concorrenza, principalmente con Mercedes e Red Bull.
Tutto ciò si è riflettuto non solo sulla progettazione dell’auto, dal momento che svariate volte, come nel 2017, nel 2018 e nel 2022, la Ferrari si è presentata ad inizio stagione con una buona monoposto, ma anche e soprattutto sugli sviluppi, che non sono mai all’altezza dei rivali.
Dal 2009 in avanti, ci sembra sempre di vedere lo stesso copione, con la Rossa che dopo un tot di gare inizia a fare il passo del gambero, mentre gli avversari crescono a suon di upgrade. Se nella F1 di oggi si vuole stare al passo serve innovare di continuo, e questo non accade da troppo tempo a Maranello.
Un altro problema è stata la mancanza di team principal di spicco e la poca costanza, visto che, dal 2008, in avanti, si sono succeduti Stefano Domenicali, Marco Mattiacci, Maurizio Arrivabene, Mattia Binotto e Frederic Vasseur, mentre la Red Bull è guidata, sin dal suo arrivo nel 2005, da Christian Horner. Di questo passo, la scalata sarà molto complessa.