L’ex compagno di squadra in Ferrari di Michael Schumacher, Rubens Barrichello, si è ritirato dalla F1 con un record che non è riuscito a conservare. Ecco cosa fa oggi.
Barrichello ha un posto speciale nel cuore dei tifosi della Rossa per il suo sostegno negli anni d’oro targati Michael Schumacher. Il nativo di San Paolo avrebbe voluto lottare per la corona iridata, ma non ha mai avuto mezza chance all’interno della squadra modenese. Il Kaiser raggiunse la definitiva consacrazione proprio nell’anno in cui Rubinho arrivò al suo fianco.
In precedenza l’ex secondo, poi divenuto primo pilota nel 1999, Eddie Irvine sfiorò il titolo nell’abitacolo della Ferrari F399. Rubens non ebbe la medesima fortuna, ma da fido secondo, contribuì al successo della Ferrari nel quinquennio aureo. In Brasile il pilota, stimato anche da Ayrton Senna, aveva vinto 5 titoli nei campionati kart.
Arrivò in Europa a 18 anni con una valigia piena di sogni. Avrebbe voluto competere per la massima categoria del Motorsport e prese parte alla Formula Opel Lotus, prima di lanciarsi nel 1991 nel campionato britannico di Formula 3. In entrambi casi il brasiliano, al debutto, conquistò il titolo. Rubens proseguì la carriera in Formula 3000 dove concluse, al suo primo anno, al terzo posto. Sul piano del talento puro Rubinho è stato tra i migliori della sua generazione, ma non è riuscito a sfruttare le chance avute in F1.
Esordì giovanissimo in Jordan nel 1993. Ottenne un quinto posto a Suzuka che gli valse la riconferma. La F1 dell’epoca era per manici autentici. Occorreva tanta esperienza per guidare al limite certe vetture. Rubens ebbe uno schianto violentissimo nel weekend di Imola del 1994, poche ore prima della morte del suo connazionale Ayrton Senna. Durante le prove libere la sua monoposto prese il volo sui cordoli della Variante Bassa, finendo come un proiettile impazzito contro le barriere di protezione.
Il solito grande Barrichello
Rubens si riprese dal terribile incidente e chiuse la sua seconda annata in F1 al sesto posto della graduatoria, grazie a 5 quarte posizioni e un terzo posto nel GP del Pacifico. Trascorse in seguito un triennio in Stewart con la qualche celebrò altri buoni piazzamenti e riuscì a convincere la Scuderia Ferrari a puntare su di lui per il dopo Irvine.
Pronti via e in Australia, nel 2000, fu l’alba di una nuova era. La Ferrari con la strana coppia carioca-teutonica si rivelò imprendibile sino al 2004. Nel 2005 le cose non andarono bene e i tecnici premiarono il giovane Felipe Massa. Un passaggio di consegne. Rubinho proseguì la carriera in Honda, prima di avere l’occasione della vita in BrawnGP, nel 2009, ma fu battuto dal teammate Jenson Button. Concluse la sua carriera in Williams con un biennio avaro di soddisfazioni.
In F1 ha corso 326 GP, primato poi battuto da Lewis Hamilton, Kimi Raikkonen e da Fernando Alonso. Dal 2012 si è lanciato nella Stock Car Brasile, una delle più note competizioni del mondo dei prototipi sudamericani. E’ ancora un driver Full Time Sports e nel 2022 ha ottenuto un titolo clamoroso. Ha solo cambiato categoria, ma è rimasto il talento di sempre.