La Mini è diventata famosa con il suo modello di punta Cooper. La casa costruttrice inglese deve ringraziare un fenomeno delle quattro ruote.
Alzi la mano chi non ha mai sognato di mettere le mani su una briosa Mini Cooper? L’utilitaria inglese per dimensioni, nel corso della sua storia, è diventata una gigante persino nelle competizioni rallistiche. L’impostazione bassa, larga e con una spinta di una cavalleria importante, in confronto al peso piuma, ha determinato la creazione di un gioiello che, passato nelle mani della BMW, ha mantenuto intatto il suo fascino.
Insieme a Roll Royce, Aston Martin, Bentley, McLaren, la Mini è una icona della sportività anglosassone. A rendere ancora più identitaria la vettura nata nel 1959, grazie all’intuizione della BMC, con il nome di Morris Mini Minor e Austin Seven, è il legame con un grande personaggio delle corse. Pensate che la prima gen, immessa sul mercato ne 1959, fu tenuta in commercia sino al 2000.
Il brand estese in seguito il suo listino, andando persino a coprire esigenze di una diversa clientela. Nel cuore degli appassionati di Mini è rimasta la Cooper per le sue doti da go-kart per adulti. Leggera, scattante e con una tenuta di strada pazzesca, specialmente nella versione S, ha ammaliato diverse generazioni. Molto apprezzata anche dal pubblico femminile, è diventata anche una icona moderna con la nuova gen presentata sotto l’effige della casa bavarese. Oggi non è un marchio economicissimo. Ecco il modello, attualmente in listino, che costa di meno.
Mini Cooper, una storia di successi
Per spiegarvi l’origine della piccola iconica britannica, dobbiamo raccontavi la storia dell’ingegnere, pilota automobilistico e imprenditore britannico co-fondatore, insieme al padre Charles Cooper, della Cooper Car Company. Questa straordinaria storia familiare legata ai motori ha inizio con una piccola officina a Surbiton, specializzata nella manutenzione delle auto da corsa.
Suo figlio John lasciò la scuola all’età di 15 anni per diventare un apprendista costruttore di utensili e prestò servizio nella Royal Air Force in qualità di costruttore di strumenti durante la Seconda Guerra Mondiale. John, una volta finito il conflitto mondiale, fondò con suo padre la Cooper Car Company per realizzare monoposto da impiegare in Formula 3 e Formula 2.
L’idea di fondo era quello di equipaggiare le vetture di un motore in posizione posteriore dietro ai piloti. L’intuizione, nata per questioni pratiche, diede il via alle carriere nel Motorsport di fenomeni come Jack Brabham, Stirling Moss, Maurice Trintignant e Bruce McLaren.
La Scuderia Cooper registrò 16 trionfi nei GP di Formula 1 con Brabham. Arrivarono due titoli Mondiali nel 1959 e nel 1960. Accanto ai successi clamorosi nella massima categoria del Motorsport, l’azienda produsse la piccola Cooper, usata nel campionato rally e nel campionato turismo britannico. Il nome Cooper è stato concesso in licenza alla BMW per le versioni più veloci delle Mini, come le super pepate John Cooper Works.