Vi sono storie di successo che si legano ad un passato burrascoso. Tanti campioni hanno vissuto una infanzia da incubo o non l’hanno vissuta propria. Ecco cosa ha spifferato Jacques Villeneuve sul tre volte campione del mondo Max Verstappen.
Oggi applaudiamo il trionfatore della massima categoria del Motorsport, ma un tempo cosa avremmo detto della sua triste infanzia ed adolescenza? Dietro ai fenomeni dello sport vi sono famiglie pressanti che strumentalizzano i figli anche per un loro personale tornaconto. Quasi tutti hanno iniziato per volere dei genitori e hanno proseguito nel momento in cui sono arrivati i primi soldi per il bene della famiglia.
Se è difficile scegliere un percorso universitario a 18 anni, dopo il diploma, figurarsi una carriera rischiosissima sulle quattro ruote dopo pochi anni di vita. Sono soprattutto i padri a spingere i figli a dare il massimo nel karting o sulle minimoto, esponendoli anche a gravi infortuni. Va detto che se fossero metodi diversi, probabilmente, i piloti arriverebbero in F1 già over 30 o, comunque, con un know-how differente.
In qualsiasi disciplina sportiva, prima si inizia e più risultati si ottengono. Oramai è diventato così, praticamente, ovunque. La meritocrazia nello sport esiste più di altri contesti, ma sta di fatto che bisogna scendere a patti con una serie di compromessi atroci. I bambini dovrebbero avere il diritto di giocare, anche di correre ma senza particolari pressioni. Sovraccaricare i ragazzini di idee su un futuro nel Motorsport o nei massimi livelli di competizione sportiva può avere un effetto devastante sulla crescita.
Per uno che riesce a farcela, come Max Verstappen in F1, vi sono altri migliaia di casi di ragazzi rovinati dal volere dei propri genitori. La soglia tra successo e fallimento è molto più sottile di quanto ci immagini. L’alfiere della Red Bull Racing ha dimostrato, sin dal debutto da minorenne nella massima categoria del Motorsport, di non soffrire la pressione. Abituato ad una educazione molto rigida e, a tratti, da Telefono Azzurro ha colto certi risultati di spessore per uno specifico motivo.
La spiegazione di Jacques Villeneuve su Verstappen
Il figlio d’arte di Gilles, non solo è diventato campione del mondo, ma conosce anche gli effetti della pressione di dover dimostrare di poter superare un padre pilota. Jacques ci è riuscito nel 1997, in Williams, battendo un fenomeno come Michael Schumacher. In una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport il canadese ha spigato: “È sbagliato affermare che la Red Bull è imbattibile. L’imbattibile è Verstappen. La sua forza è che non è mai stato un bambino: era maturo già da piccolo. È stato creato per essere un campione da un padre che è stato molto duro con lui“.
Il campione del mondo 1997 ha sottolineato un aspetto importante. Max è stato costruito per vincere, quasi come un automa con un solo obiettivo programmato nella testa. Una storia che riporta alla mente quella di Andre Agassi, considerato uno dei tennisti più forti di sempre, che nella sua autobiografia “Open” descrisse gli abusi ricevuti dal padre per riuscire ad emergere.
Max è coetaneo di Charles Leclerc, ma è come se avesse l’esperienza di un Hamilton. Di fatto ha già eguagliato fenomeni assoluti del Motorsport, a quota 3 riconoscimenti iridati, e nessuno sembra poter arrestare la sua consacrazione come migliori di tutti i tempi. Forse sarà lui stesso ad annoiarsi e decidere che è tempo, dopo una intera vita spesa in un abitacolo, di dedicarsi ad altre attività o alla creazione di una famiglia con la sua bella compagna Kelly Piquet.