Marco Simoncelli è scomparso 12 anni fa, ma ciò che accadde sulla pista di Sepang è indimenticabile. Papà Paolo torna su quegli istanti.
Il 23 ottobre del 2011 se ne andava per sempre Marco Simoncelli, uno degli astri nascenti del motociclismo italiano, proprio sulla pista di Sepang, che tre anni prima gli aveva regalato il titolo mondiale della Classe 250, in sella ad una splendida Gilera. La carriera del “Sic” e la trafila che aveva fatto per arrivare in MotoGP promettevano davvero bene, e l’approdo alla Honda del team di Fausto Gresini fu soltanto il primo passo.
Il 2010 era stato l’anno del debutto, mentre nel 2011 arrivarono le prime grandi soddisfazioni, con il podio che fu conquistato a Brno, in Repubblica Cea, grazie ad un ottimo terzo posto. In Australia Simoncelli giunse addirittura secondo, proprio pochi giorni prima del drammatico schianto del GP della Malesia.
La carriera di Marco sarebbe potuta essere un trionfo di successi, visto che molti lo giudicavano come l’erede designato di Valentino Rossi, con il quale c’era un rapporto di sincera amicizia. L’immagine di Sepang, con Colin Edwards e lo stesso “Dottore” che passano sul collo del “Sic” per un incidente maledetto è ancora nella testa di tutti, con il tempo che può solo attenuare il dolore, ma di certo non farlo sparire.
Il dramma di Marco Simoncelli, in quell’ottobre del 2011, commosse proprio tutti, dal momento dello schianto sino ai funerali che si tennero nella sua Coriano, alla presenza di tanti campioni della MotoGP. Parlando a “SKY“, papà Paolo ha parlato dell’unico rimpianto della sua vita, che risale proprio agli attimi precedenti all’incidente di suoi figlio. Le sue parole sono da brividi.
Ecco il suo racconto su questo dettaglio drammatico: “L’unico rimpianto della mia vita è quello di non avergli fatto girare quell’asciugamano. Mi fa male ogni volta che rivedo quell’immagine. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box, l’ho posato nel solito posto in cui lo mettevo sempre, ma mi è caduto a terra. Poco dopo, ho preso il motorino per andare lungo la pista e vedere la gara“.
Paolo ha poi affropondito: “Nell’esatto momento in cui ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro, una sensazione di morte ed ho subito pensato che sarei dovuto andare a fermare Marco. Tuttavia, mancava solo un minuto alla partenza, ormai non c’era più tempo ed il mio motorino non andava bene. Quei cinque minuti lì sono stati davvero terribili“.
“Non ho mai pensato che Marco potesse morire, ho sempre pensato ad un incidente che gli provocasse qualche invalidità, o che poteva restare sulla sedia a rotelle, ma che potesse morire non ci ho mai veramente pensato. Ebbi quella sensazione di morte solo quel giorno a Sepang, quando sono entrato in pista il giorno della sua morte, è stato terribile. Oltre a quell’asciugamano alla rovescia non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto ciò che abbiamo fatto. Quell’asciugamano però ce l’ho sempre nella mente“.
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