La Tesla ha diversi problemi da affrontare in questa fase storica, ed ora c’è una nuova questione da risolvere in fretta.
Il marchio Tesla è il leader mondiale delle vendite di auto ad emissioni zero, ed ha concluso il primo semestre del 2023 con numeri da record. Pensate che la Model Y, il SUV ad emissioni zero che da anni è in produzione, è l’auto più venduta in Europa, con ben 137.000 immatricolazioni ottenute in soli sei mesi.
Tuttavia, nel settore automotive le cose cambiano molto in fretta, ed una conferma in tal senso ci arriva da quanto si è registrato nel trimestre luglio-settembre. Infatti, le vendite della compagnia di Elon Musk sono calate ed hanno deluso gli investitori, un qualcosa che non farà di certo piacere al magnate sudafricano.
La Tesla sta viaggiando tra molti alti e bassi, ed ora dovrà affrontare un problema legato alle proteste di tanti lavoratori. Dopo i problemi negli USA, il settore automotive potrebbe dover affrontare una nuova ondata di rivolte anche in Europa, con i lavoratori che hanno delle richieste molto specifiche.
Quello attuale è un periodo delicato per il mercato dell’auto, che non è certo nel suo momento migliore. Il 2022 è stato un incubo per quasi tutti i marchi, compresa la Tesla, ed ora sono in corso diversi scioperi che, di sicuro, non fanno il bene dei vari costruttori. Negli USA è un vero e proprio disastro per Stellantis e General Motors, dal momento che gli operai hanno richiesto contratti che diano maggiori garanzie, con stipendi in netto aumento.
La tematica degli scioperi ha ora investito anche la compagnia di Elon Musk, ma non negli Stati Uniti. Quanto accaduto da quella parte del mondo, infatti, ha dato il via a numerose proteste anche in Europa, con i lavoratori svedesi che operano in Tesla che hanno deciso di farsi sentire. Infatti, la loro “rivolta” è basata sul fatto che l’azienda con sede ad Austin, in Texas, non ha intenzione di firmare un contratto collettivo nazionale.
Infatti, la compagnia di Musk è sempre stata contraria ad ogni azione sindacale all’interno delle proprie fabbriche, cosa che non ha mai dato origine a grossi problemi oltreoceano, ma che in Svezia ha invece avuto un impatto notevole. Infatti, in questo paese 2/3 dei lavoratori sono iscritti ad un sindacato, in qualsiasi ambito essi operino, non soltanto nel settore automobilistico.
Per il momento, la Tesla non ha centri produttivi in Svezia, ma ha comunque un’importante rete di vendita ed assistenza post-immatricolazione, e ci sono forti lamentele su quelle che sono le condizioni di lavoro in questo marchio, cosa che potrebbe portare a delle polemiche sempre più forti.
Il rischio è quello di vedere un settore intero fermarsi in Svezia, con proteste che potrebbero poi spostarsi anche in altri paesi, dove è probabile che anche qualche stabilimento produttivo possa fermarsi. Al momento, la situazione non è affatto sotto controllo, ma se le condizioni non cambieranno, potremmo essere solo all’inizio.
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