La Formula 1 è la massima espressione della sfida su quattro ruote. Ecco come è nata la categoria regina del Motorsport.
Prima o poi sarebbe dovuta nascere una lega con i top driver al mondo. Era una questione logica che i migliori talenti del pianeta si sfidassero sulla lunghezza di un campionato mondiale. Inizialmente le tappe erano pochissime anche perché la prima edizione avvenne negli anni ’50. Riuscire a trasportare da una parte all’altra del mondo il materiale era, decisamente, più ostico di oggi.
Non c’erano i motorhome e nemmeno il numero impressionante di membri delle squadre attuali ma dopo la seconda guerra mondiale la crisi economica imperversava. Occorreva organizzare un campionato ristretto a poche tappe a cui aderirono diversi costruttori nostrani, tra cui Alfa Romeo, Maserati e Ferrari. Quest’ultima ha preso parte a tutte le stagioni dal 1950 in avanti della storia della Formula 1. Oggi osserviamo lo spettacolo globale che è diventato il circus, grazie agli investimenti fatti da Liberty Media.
Tutto è cominciato con l’essenziale per poi crescere a dismisura, grazie alla vendita dei diritti televisivi, decisa dall’ex boss del circus Bernie Ecclestone. Quest’ultimo è stato un uomo essenziale per l’esplosione mediatica del circus a tutte le latitudini. La F1 abbandonò la visione europeista per abbracciare uno show mondiale.
L’obiettivo era portare il circus in ogni angolo della terra allo scopo di crescere anche in mercati emergenti. Di fatto il concetto “vinci la domenica, vendi il lunedì” continua a spingere brand come Ferrari, McLaren, Mercedes, Aston Martin, Alpine a presenziare nella massima categoria del Motorsport.
Ma cosa è rimasto dell’epoca dei cavalieri del rischio come Farina, Ascari, Fangio? Poco o nulla a dire il vero, eccezionale fatta per i tracciati storici come Monaco, Monza, Silverstone e Spa Francorchamps. Per il resto la F1 si è evoluta al punto tale da risultare, assolutamente, diversa in ogni aspetto. L’attenzione alla sicurezza è stata una azione necessaria per evitare che tanti altri ragazzi perdessero la vita per inseguire una passione.
L’inventore della Formula 1
Oggi le monoposto sono un concentrato di tecnologia e, salvo sfortune clamorose, possono salvaguardare la vita di un pilota in modo impeccabile. Sul piano tecnico la F1 ha attraversato le epoche dei motori V12, V10, V8 sino alle Power Unit ibride attuali V6. Un altro mondo rispetto agli albori perché non c’erano limiti per quanto riguardava la cilindrata o il tipo di motore. La Formula 1 venne creata nel 1946 dalla Commissione Sportiva Internazionale (CSI) della FIA, antecedente della FISA, come la categoria regina dell’automobilismo.
Fu chiamata, inizialmente, la Formula A, denominazione utilizzata attualmente per la categoria più alta del karting – ma poi fu cambiata con il numero 1. Già nel 1939 la vecchia AIACR, con il cambiamento del sistema di punteggio avvenuto nel Campionato Europeo Piloti, aveva dato il via ad una idea di un categoria di monoposto a ruote scoperte di livello massimo. Ecco la top speed che raggiungono le moderne monoposto.
Il nuovo regolamento del 1946 apportava un nuovo equilibrio per le vetture tra i motori supercompressi e aspirati. Vennero ammessi i tipi di motore aspirato da 4.5 litri, e quello supercompresso da 1.5 litri delle “Voiturette” d’anteguerra. Con la crisi che c’era fu un miracolo l’organizzazione ufficiale del primo Mondiale Piloti nel 1950.