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Perché questa Ferrari si chiama Testarossa? La storia è particolare

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Davide Russo

La Ferrari ha prodotto degli autentici capolavori. Tra i modelli di punta c’è stata una magnifica vettura ribattezzata Testarossa per un motivo unico.

Negli anni ’80 la casa modenese diede una decisa sterzata alla sua gamma. C’erano delle competitor che iniziavano a far paura sul piano delle soluzioni tecniche. Era un’epoca in cui le performance erano messe in primo piano. Un momento irripetibile per le supercar termiche. Nel 1984, dopo un lungo lavoro di Pininfarina, fu presentata l’erede della 512 BB.

Design Ferrari Testarossa (Adobe) tuttomotoriweb.it

Fu ribattezzata Testarossa e aveva la medesima meccanica della progenitrice, pur discostandosi dal precedente modello per una linea innovativa. La Rossa presentava delle feritoie laterali che divennero, sin dal day 1, iconiche. Il designer Leonardo Fioravanti elaborò un design straordinario, facendolo diventare un emblema del Cavallino.

Come tante altre novità, inizialmente, non fu capito da tutti. Secondo molti critici lo stile della Testarossa era troppo estremo rispetto al design classico ed elegante dei precedenti modelli. La vettura aveva perso il suo consueto fascino da prima donna, ma era una bestia che dovette rispondere alle esigenze della sicurezza americana per lanciare una idea rivoluzionaria.

Le caratteristiche della Ferrari Testarossa

In America non erano permesse le prese d’aria laterali per una questione di sicurezza e furono lasciate aperte. I progettisti decisero, a quel punto, di promuovere le griglie per ridurre al minimo le prese laterali con delle feritoie che sembrava uscire dalla galleria del vento. Nacque così una delle auto più leggendarie del Cavallino. Il nome della Testarossa era nato dalle coperture delle camme motore, dipinte di rosso, sfoggiate dai motori a 12 cilindri.

Non c’era nemmeno il bisogno di uno spoiler posteriore. Il coefficiente di resistenza aerodinamica era di 0,36. La Lamborghini Countach pensate aveva un Cx di 0,42. La Testarossa montava un motore 12 cilindri a V di 180°, equipaggiato in senso longitudinale da 4.9 L (4.943 cc) ad aspirazione naturale. Un netto passo in avanti rispetto alla progenitrice, grazie ad una larghezza di 1.976 mm, oltre ad un aumento del passo di circa 64 mm a 2.550 mm.

L’impianto frenante non era dei migliori per un’auto senza elettronica. Non perdetevi lo straordinario video girato sul canale YouTube REBO Media dove potete vedere tutti i dettagli. La Testarossa aveva una potenza massima di 390 cavalli (287 kW) sviluppata a 6.300 giri/min, con la coppia massima di 490 Nm è 4.500 giri/min. Aveva un DNA 100% Ferrari, garantendo un piacere di guida pazzesca.

La Testarossa copriva lo 0 a 100 km/h in 5,3 secondi, un dato assurdo per una Ferrari di quasi 40 anni fa. La velocità massima della Testarossa si fermava, invece, a 290 km/h. Negli anni ’80 l’auto costava la bellezza di 178 milioni di lire. La versione originaria della supercar vantava fari a scomparsa, mentre nel restyling M aveva novità estetiche nel muso con una mascherina ridisegnata e fari a vista carenati da una copertura in plexiglas. Per avere una visibilità migliore fu installato un altro specchietto retrovisore dal lato passeggero per rendere finalmente sicuri i cambi di corsia. Un vero capolavoro!

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Davide Russo

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