Chi non conosce la Vespa? Almeno una volta nella vita, siamo saliti su una Vespa dello zio, di un fratello o di un amico. Ecco i suoi consumi.
La storia della Vespa è un tuffo nell’Italia del 1946 nella piena ripresa industriale, quando Corradino D’Ascanio, ingegnere aeronautico, brevettò lo scooter che sarebbe diventato la Vespa. Il progetto è stato considerato uno dei prodotti industriali più famosi della storia delle due ruote.
Si pensi al fatto che è stata esposta nei musei di arte moderna, design, scienza e tecnica. La Vespa fa parte della collezione del Moma di New York. L’incontro fortunato tra Enrico Piaggio e D’Ascanio fu, probabilmente, favorito dall’idea comune di creare qualcosa di mai visto prima che non scimmiottasse una moto. D’Ascanio creò la prima motocicletta a scocca portante, priva di una struttura tubolare in acciaio, priva di tunnel centrale.
La sospensione anteriore e il motore erano, concettualmente, presi dal mondo aeronautico. Innovativo fu il cambio a manubrio e la ruota di scorta nella scocca laterale. L’ispirazione trovò realizzazione in pochi giorni e nel 1946 nacque la prima Vespa a Pontedera. L’origine del nome è curioso, pare che Enrico Piaggio alla vista del prototipo esclamò sembra una vespa. Quest’ultima, appunto, dato il successo planetario che riscontrò fu trattato come un marchio separato dal gruppo Piaggio.
La storia della Vespa dal suo debutto il 23 Aprile del 1946 ai tempi d’ oggi è stata una storia fatta di sfide e tentativi che hanno portato nel tempo ad un successo globale. Inizialmente i primi modelli non convincevano il pubblico a causa della scarsa stabilità della ruota piccola. Tanto vero che la proposta fatta da Piaggio a Giuseppe Guzzi di distribuire la Vespa viene ricordata come un rifiuto di Guzzi il quale era portatore di una diversa filosofia di guida.
Vespa, un successo senza tempo
Enrico Piaggio, forte delle avversità riscontrate, sfidò il mercato con la prima Vespa commercializzata in una cilindrata di 98 cm³, motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete, potenza massima di 3,2 cavalli a 4500 giri al minuto, che consentivano una velocità massima di 60 km/h e il superamento di pendenze del 20%.
La posizione del motore consentiva la trasmissione diretta dal cambio alla ruota posteriore senza catena, che faceva parte della semplicità progettuale che ha favorito il successo planetario della Vespa. Anche i modelli successivi avevano rigorosamente motori a due tempi, funzionanti con miscela di benzina e olio (in una prima fase al 6% e al 5%, successivamente al 2%). Il motore era sostenuto posteriormente dalla carrozzeria portante nelle vicinanze della ruota, il serbatoio situato anch’esso posteriormente dal lato opposto del motore e, perlomeno in alcuni modelli, con la presenza anche della ruota di scorta.
Il cambio a tre o quattro marce era comandato dal manubrio tramite la rotazione della manopola in blocco unico con la leva di comando della frizione. La Vespa è stata prodotta con varie motorizzazioni. Dai modelli 50 cm³ (1963) per uso dai 14 anni senza patente e rigorosamente senza passeggero, alle 125 cm³ che potevano ospitare anche un passeggero (in particolare il modello Primavera) guidabili in Italia a partire dai 16 anni, fino alle versioni da 150 e 200 cm³ autorizzate anche al transito autostradale. Oggi la produzione propone la mitica 125 PX, con un consumo circa 18-20 km/lt.