Il sette volte iridato, Michael Schumacher, aveva sviluppato diverse vetture top della Ferrari, ma era diventato anche testimonial delle vetture FIAT.
Il tedesco doveva molto alla famiglia Agnelli e, negli accordi con la Ferrari, c’era anche la presenza in alcuni eventi a bordo di vetture FIAT. Alcuni spot pubblicitari, inoltre, divennero memorabili, grazie alla presenza di uno dei campioni più forti della storia della Formula 1. Il Kaiser aveva fatto la storia, riuscendo a vincere ben 5 Mondiali con il Cavallino.
La situazione in cui si trovava la Rossa ai tempi era molto più disperata di quella attuale. A livello commerciale i bolidi stradali avevano perso l’appeal. La Rossa aveva bisogno di ricominciare dalle fondamenta. A trascinare la casa modenese verso l’alto, nuovamente, fu Luca Cordero di Montezemolo. Il Presidente bolognese aveva lavorato a stretto contatto con Enzo e conosceva pregi e difetti della gestione del Drake. L’attenzione di Montezemolo si spostò subito sul Motorsport. Di base tornare a competere per i massimi traguardi in F1 avrebbe avuto delle ricadute importanti anche in termini di fatturati.
Il know-how acquisito in pista avrebbe rappresentato una base tecnica importante per la costruzione di nuove vetture da sogno. Passo dopo passo tutti i tasselli finirono al posto giusto con la creazione di un dream team. A comandare le operazioni di pista c’era Jean Todt, coadiuvato dallo stratega Ross Brawn. Grazie ai progetti degli ingegneri, capitanati da Rory Byrne, nacquero vetture di altissimo profilo, ma i risultati non arrivarono subito.
Michael Schumacher ebbe bisogno di alcuni anni prima di trovare una continuità che nessuno altro ha mai avuto in F1. Dopo sbagli personali, errori strategici, infortuni e avarie tecniche, il tedesco riuscì a salire sul tetto del mondo nel 2000, confermandosi anche nei 4 anni successivi, battendo fenomeni come Hakkinen, Raikkonen, Montoya e tanti altri ragazzi di alto profilo. Fu detronizzato da Fernando Alonso, ancora oggi in pista a battagliare contro i top driver.
La FIAT Panda di Schumacher
Come detto Michael Schumacher non aveva solo aiutato i tecnici del Cavallino a sviluppare supercar da sogno. Nel corso della sua carriera aveva presenziato al lancio di numerose auto del Gruppo. Prodotta in 50 esemplari a un prezzo di 720.000 euro, la Maserati MC12, ad esempio, venne sviluppata anche da Michael Schumacher. La Panda, invece, trovò nel tedesco un grande testimonial.
Ci riferiamo alla seconda generazione, declinata anche nella variante Cross che vedete in alto sulla neve. Il campione adorava mettersi in gioco anche al volante di vetture di altri segmenti. La seconda gen della Panda fu prodotta dal 2003 al 2012. Erede della prima serie uscita nel 1980, rispetto alla progenitrice aveva una carrozzeria a 5 porte. Realizzata da Bertone era una utilitaria molto comoda in città. I limiti della Panda erano rintracciabili nella ridotta autonomia del serbatoio e in un bagaglio non troppo ampio. Per il resto, come messo in mostra anche da Schumi, la vettura era adatta ad affrontare anche gite fuori porta. Ad oggi il listino FIAT non presenta purtroppo né una Panda 4×4 né una versione Cross.