La Lancia ha realizzato una delle vetture più iconiche al mondo. Ecco la storia e le prestazione della Delta Integrale.
Facciamo un salto nel magico mondo del Gruppo B e dei Rally anni ’80. I giovani di oggi hanno bisogno di sapere che un tempo il marchio piemontese non produceva, esclusivamente, una bella utilitaria. Senza nulla togliere alla city car Ypsilon le vetture lanciate, in passato, dalla Lancia erano il massimo in termini di sportività e tecnologie.
Vi sono auto che, naturalmente, non hanno bisogno di troppe presentazioni per i puristi. Per tutti quelli che, al massimo, hanno visto in strada l’ultima gen di Delta, è meglio approfondire l’argomento. C’è stato un momento storico dove gli italiani sognavano le sportivissime Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Abarth, per non parlare di top brand come Ferrari e Lamborghini. Non era nemmeno patriottismo: le vetture italiane erano il top.
La Delta Integrale per un neopatentato era una vettura da sogno negli anni ’80. Possederla ti rendeva già di per sé un cultore dei motori. La vettura potrebbe anche tornare in auge in chiave elettrica, ma non avrà mai il medesimo fascino. La Lancia, nel listino, ai tempi aveva la Beta che aveva fatto il suo tempo. La nuova due volumi era una vettura massiccia e squadra con linee che, ancora oggi, vi lasceranno l’acquolina in bocca.
Non caso la Delta fu nominata Auto dell’anno nel 1980, diventando una regina conosciuta in ogni angolo. La vettura per 13 anni fece schizzare alle stelle i numeri. Ancora oggi la Delta è il secondo modello più venduto nella storia del brand piemontese con 776.970 unità prodotte che includono i 525.231 esemplari della prima serie, i 138.980 esemplari della seconda gen e i 112.759 esemplari della terza serie. Non ci vuole un matematico per capire quale fosse il vero capolavoro. In quegli anni i Rally erano seguitissimi, anche grazie a bolidi spettacolari come la Delta.
La vettura nata dall’estro di Giorgetto Giugiaro, nella primissima versione base, presentava solo due motorizzazioni: il 1301 cm³ da 75 CV (poi spinto a 78 CV nel 1982) e il 1498 cm³ da 85 CV. L’auto era uno spettacolo nei tratti misti, grazie alle sospensioni anteriori e posteriori a ruote indipendenti di tipo MacPherson. I paraurti anteriori e posteriori erano fatti in resina poliestere rinforzata con fibre di vetro.
L’auto era geniale per l’epoca ed era fatta per durare. Era molto curata e vantava fari anteriori allo iodio, verniciatura anticorrosione e volante regolabile in altezza. La versione 4WD godeva di parafanghi pronunciati e un design ancora più racing. Prima fu proposta in una versione da 185 cavalli, e poi nel 1989 nella 16V da 200 CV.
Fece faville nel campionato mondiale Rally. Per il quinto titolo mondiale la Lancia decise di lanciare 400 esemplari della Delta Martini 5. Le versioni HF (“High Fidelity”) nacquero per opera di Cesare Fiorio. Oggi valgono una vera futura. L’immagine della casa piemontese rimarrà sempre legata ai trionfi in pista dell’auto più bella che le piste di sterrato abbiano mai visto.
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