In pochi conoscono l’importanza che ricopre la Cina nel mercato dell’Automotive moderno. Ecco costa sta accadendo nelle ultime ore.
L’industria 2.0 delle quattro ruote viaggia a due velocità. C’è da una parte una Cina che vola, spinta anche dalle decisioni in sede europea sui propulsori elettrici, e un Europa in grave difficoltà. I brand europei stanno provando a colmare il gap con i nuovi brand cinesi, promuovendo delle vetture alla spina di alta qualità ma a cifre proibitive. Oramai anche in Giappone stanno cominciando a preoccuparsi delle conseguenze dello sviluppo dei prodotti cinesi.
La Cina è, oramai, al top in merito alle esportazioni di vetture nel mondo. Ha superato di gran lunga il Giappone. L’analisi condotta dalla Japan Automobile Manufacturers Association (Jama), l’associazione dei produttori nipponici, ha messo in primo piano infatti i numeri fatti registrare nel 2023. Ben 4,91 milioni sono state esportate. Ancora più sensibile, con ben 5,22 milioni (+57%), è il numero fissato dalla dogana cinese, secondo i dati diffusi all’inizio di gennaio. Al primo posto vi sarebbe il brand BYD che sta surclassando persino la Tesla. Tanti bolidi dal Gigante asiatico stanno sbarcando sul mercato.
Non è un caso che numerosi brand europei siano finiti sotto controllo dei potenti gruppi cinesi. Specialmente le case inglesi hanno venduto, nel corso degli ultimi decenni, hanno venduto per poter rimanere a galla. La rivoluzione full electric ha, ulteriormente, segnato il passaggio di consegne. I top brand, persino l’Aston Martin, sono finiti in gravi difficoltà sul piano dei debiti. Il CEO della Bentley, Adrian Hallmark, ha annunciato alla testata Autocar che l’azienda non chiederà prestiti per i futuri modelli a batteria. Le notizie per le altre supercar del Gruppo VW non sono finite qui.
La consegna di migliaia di auto del Gruppo Volkswagen bloccate alla dogana in alcuni porti degli Stati Uniti non è ancora avvenuta. Le vetture appartengono ai top brand del colosso di Wolfsburg, ossia Audi, Porsche e Bentley. Si tratta di modelli sportivi prestigiosi che non possono ancora essere assegnati ai destinatari a causa dei problemi legati alla società cinese che collabora con Volkswagen.
Sulle colonne di Automotive News Europe e del Financial Times è emerso che queste auto e alcuni componenti sarebbero transitati per la regione dello Xinjiang, nella Cina occidentale per effettuare alcuni test. Lo sfruttamento dei lavoratori sarebbero in violazione con le leggi americane. Il problema è stato scoperto a metà gennaio, con i tempi di consegna che sono slittati. Il Gruppo VW si è già trovato immischiato nelle accese protese di numerosi attivisti per i diritti umanitari e istituzioni affinché intensificasse i controlli sulla qualità del lavoro.
L’accordo con il potente gruppo Saic è già finito nell’occhio del ciclone. La factory Turpan potrebbe anche chiudere i battenti dopo lo scandalo. La joint-venture prevede l’operatività nel sito sino al 2029. La violazione dei diritti umani è un tema che non può essere banalizzato. Se venissero accertati trattamenti di questo tipo, la partnership potrebbe anche arrivare alla conclusione tuttavia le violazioni rimarrebbero e non dovrebbero essere dimenticate.
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