Il circus della Formula 1 è finito, nuovamente, in un polverone mediatico che ha poco di entusiasmante per i fan. Stavolta tiene banco la questione PU 2026.
Che la F1 abbia bisogno di un nuovo cambiamento è evidente. Nelle prime quattro tappe del 2024 vi sono state 3 doppiette Red Bull Racing. Nella scorsa annata il drink team ha lasciato appena un successo alla concorrenza. Se è diventata questa la categoria regina del Motorsport, d’ora in avanti e per un futuro migliore, occorre ripensare, radicalmente, il regolamento.
Continua ad esserci una legge non scritta nella F1 attuale, ovvero chi per primo riesce ad indovinare il progetto giusto, all’inizio di una nuova era, riesce a dominare per gli anni successivi.
La RB ha acquisito un vantaggio enorme al primo anno, proprio come aveva fatto la Mercedes nella precedente era ibrida, e sta continuando a dominare, lasciando solo le briciole a Ferrari, McLaren e tutte le altre squadre della griglia. Al momento i costruttori di motori sono solo 4, di cui solo 3 risultano essere competitivi.
La Red Bull Racing perderà la motorizzazione Honda perché Stroll è riuscito a strappare un accordo sensazionale per l’arrivo in AM delle migliori PU. La casa di Tokyo è intenzionata a continuare a macinare risultati di spessore e potrebbe rappresentare il vero ago della bilancia nel campionato 2026. La RB dovrà autoprodursi i motori con più parte elettrica, rischiando di rimanere attardata, sebbene vi sarà lo zampino di Ford che ha fiutato l’affare per tornare a farsi pubblicità nel circus.
La Ferrari che, attualmente, rifornisce Haas e Sauber, dal 2026 dovrà preoccuparsi di vendere le proprie PU, soltanto, al team americano. Difatti la squadra di Hinwil ha deciso di accordarsi con Audi e questo aprirà a nuovi scenari.
La Rossa, naturalmente, presenta il vantaggio di una produzione interna di assoluta qualità ed affidabilità. A mancare, nell’era delle auto ad effetto suolo, è apparsa più la parte telaistica. La squadra modenese, infatti, ha un know-how consolidato sui V6 ibridi, tuttavia non ancora sufficiente per vincere.
Le PU rappresentano, invece, un elemento negativo ad oggi per Mercedes. I passi indietro del team con sede a Brackley sono stati dettati anche da una scarsa affidabilità dei motori. Il serbatoio delle attuali wing car ha una capacità massima di 110 kg. Dal 2026 è prevista una rivoluzione totale che, almeno nelle attese, dovrebbe stravolgere il circus insieme ad un’altra novità targata LM.
F1, le novità delle nuove PU
Nel 2026 i motori rimarranno i 6 cilindri turbo da 400 kW (535 cavalli) a dispetto dell’unità attuali in grado di sprigionare oltre 700 cavalli, mentre l’ibrido schizzerà dagli attuali 150 kW ai 350 kW (480 CV) per un totale stimabile di 985 cavalli contro i 1.050 circa attuali. Non presenteranno più MGU-H con un equilibrio totale tra parte elettrica e termica.
L’obiettivo erano i serbatoi di benzina a soli 75 kg, riducendo di un terzo il carburante disponibile, allo scopo di contribuire alla riduzione dei consumi con carburanti a zero emissioni come l’e-fuel e il bio-fuel.
L’impatto dell’ibrido sulle performance è stato elevato. La FIA ha lanciato una serie di norme che tende a ridurre l’apporto della MGU-K al crescere della velocità, per fare in modo che la potenza venga erogata in accelerazione, vale a dire all’uscita dalle curve e non in fondo ai rettilinei.
Un sistema, come specificato su Motorsport.com, introdotto per evitare una situazione da Formula E, ovvero che in certi frangenti di un giro una monoposto potrebbe spremere quasi mille cavalli e l’altra, con zero energia elettrica, costretta ad arrangiarsi solo con i 535 cavalli del motore termico.
Oltre alla pericolosità, vi sarebbero situazioni paradossali non da F1. La volontà sarebbe di aumentare la capacità del serbatoio per dare maggiore libertà alle squadre di bilanciare con il carburante l’energia mancante. E’ guerra aperta e vedremo chi la spunterà.