L’elenco delle accise che gravano sul prezzo totale della benzina è molto ampio. Ecco quanti soldi vanno allo Stato italiano.
Tra i tanti primati negativi in Italia c’è anche quello che riguarda il prezzo del carburante. Rispetto a tante altre realtà europee, sulle nostre strade, i costi per un pieno di benzina sono più elevati. L’inflazione e la crisi economica in cui siamo piombati non ha fatto altro che aggravare una condizione per gli automobilisti che si è fatta insostenibile.
Le accise sui carburanti pesano per oltre il 50% del prezzo finale alla pompa. L’accisa è una imposta sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo. Va detto che le accise sono presenti in tutto il mondo, anche se con modalità e percentuali che variano da posto a posto, rendendo in alcuni casi più gravoso affrontare la spesa. L’Italia ha cominciato a porre le prime accise nel 1935, ma è dagli anni ’60 in avanti che i costi sono aumentati in modo vertiginoso.
Durante la pandemia e a causa dell’invasione russa in Ucraina i costi alle pompe sono aumentati in modo clamoroso. Dal 2023, inoltre, il governo ha deciso di non rifinanziare lo sconto, introdotto da Draghi. Per tutti coloro che sono costretti, per lavoro, ad usare l’auto tutti i giorni non ci sono buone notizie. L’esborso per le vetture termiche è elevatissimo. I numeri sono impietosi anche per quanto riguarda le ricariche elettriche.
Benzina – Stato, ecco come stanno le cose
Le accise storiche introdotte in Italia sono le seguenti: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936, finanziamento della crisi di Suez del 1956, ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963, ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966, ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976, ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980, finanziamento della missione in Bosnia del 1996, rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004, acquisto di autobus ecologici nel 2005.
Nel 2009 sono state aggiunte altre accise per terremoto dell’Aquila del 2009, per il finanziamento alla cultura nel 2011, per l’arrivo immigrati dopo la crisi libica del 2011, per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011. Per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012. Per il decreto “Salva Italia” del 2011. Secondo il Corriere della Sera lo Stato guadagna dai carburanti circa il 60% di ciò che paghiamo alla pompa quando facciamo rifornimento attraverso imposte dirette (Iva al 22%) e indirette (accise).