Il Ministro Urso non si tira indietro e attacca nuovamente Stellantis. Arriva poi anche un nuovo invito per possibili marchi interessati all’Italia.
La battaglia tra il Governo e Stellantis continua ed è sempre più serrata. L’esecutivo, infatti, accusa l’azienda di delocalizzare la propria produzione all’estero sfruttando il nostro Paese per vendere le proprie auto grazie agli incentivi messi a disposizione. Dall’altro lato, invece, la holding di cui fa parte anche FIAT respinge tali accuse ed anzi chiede un piano incentivo maggiormente strutturato.
La partita è apertissima, intanto però il Ministro Urso continua a chiedere a gran voce l’arrivo di un secondo costruttore di auto. L’Italia, infatti, sarebbe ben disposta ad accogliere un nuovo marchio qualora questo decidesse di investire nel nostro Paese attraverso la produzione diretta delle vetture sul nostro territorio creando così maggiori posti di lavoro.
Durante la trasmissione 100 minuti, andata in onda su La7, nell’inchiesta Autostop, ha parlato anche il Ministro Adolfo Urso che ha così risposto all’accusa di Stellantis sugli incentivi: “Non abbiamo fermato i sussidi, al punto tale che per una famiglia a basso reddito, oggi può disporre di un incentivo di 13.750 euro che non c’è in altri paesi europei. Bisogna dire però che sino ad oggi c’è un problema: l’Italia è l’unico paese produttore in Europa che ha una sola casa automobilistica. Noi produciamo meno di 1/3 delle auto che sono acquistate in Italia ogni anno”.
Il ministro ha poi proseguito: “Negli altri paesi europei non esiste questo delta, quindi noi vogliamo ridurre questo delta. Questo degli incentivi è un piano sperimentale per quest’anno da quasi 1 miliardo di euro. Se non dovessimo riuscire nell’obiettivo di invertire la tendenza di produrre più auto in Italia dovremo cambiare le cose. Non posso finanziare l’auto e il lavoro di altri paesi, devo finanziare l’auto e il lavoro italiano”.
Infine ha così concluso: “Per questo noi siamo disponibili ad accogliere e stiamo incentivando anche l’ipotesi di una seconda casa automobilistica nel nostro paese. Possono essere americani, cinesi, coreani, giapponesi”.
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