Max Verstappen ha mostrato un certo nervosismo nei confronti del team. Il paragone con Schumacher non è mai apparso così lontano.
Max Verstappen in queste ultime settimane non è riuscito a replicare l’andatura mostruosa dello scorso campionato. L’olandese arriva addirittura da ben 4 gare senza vittorie. Un qualcosa di impressionante che non accadeva, pensate un po’, ormai da oltre 3 anni. Questa cattive prestazioni hanno subito riportato alla luce un pilota decisamente nervoso che in Ungheria è letteralmente esploso contro il proprio team.
Una cosa che ha fatto molto discutere all’interno del circus. Verstappen, infatti, allevato e cresciuto da Red Bull, che l’ha portato a vincere ben 3 titoli iridati non ha mostrato la minima riconoscenza verso la propria squadra attaccandola davanti alle prime crepe dopo anni di perfezione assoluta. La cosa non è piaciuta a molti addetti ai lavori e lo stesso storico ingegnere di pista Lambiase lo ha redarguito pubblicamente durante il GP.
Michael Schumacher e quel gesto dopo Suzuka 2006
Visti i tanti paragoni che si sono fatti in questi anni tra Verstappen e i grandi campioni del passato, la mente non può che correre veloce ad un mostro sacro come Michael Schumacher. In particolare affiora alla mente un episodio in particolare: Suzuka 2006. In quel frangente il tedesco era in lotta per l’8° titolo iridato con Fernando Alonso e si era reso protagonista di una rimonta mostruosa. In Giappone però, mentre si trovava in testa, accusò il cedimento del motore, una cosa che in Ferrari non accadeva da anni. Game over e mondiale praticamente consegnato allo spagnolo, all’epoca alla guida di una Renault.
Ebbene Michael non se la prese minimamente con il team o con la vettura, anzi entrò nei box e cominciò ad abbracciare tutti i meccanici uno ad uno ringraziandoli per quanto fatto in quegli anni. Un gesto bello, pulito, che in pochi avrebbero fatto così, a caldo, in quel momento di rabbia. Schumacher però non si limitò solo a quello, si concesse, infatti, anche ai microfoni della Rai e fece una cosa rarissima: parlò in italiano.
Solitamente, infatti, il tedesco non parlava la nostra lingua anche perché l’ha sempre padroneggiata bene poco. In quel frangente però si sforzò di farlo proprio per dimostrare vicinanza al team anche in quello. Le sue parole furono solo e soltanto di gratitudine verso la squadra. Certo Verstappen ha ancora tanti anni davanti a sé per maturare, ma se vuole diventare una leggenda di questo sport deve capire che si vince e si perde tutti insieme.