Chi affronta il Tourist Trophy è consapevole che i rischi di morire solo elevatissimi. Ecco perché è considerata una delle sfide più pericolose al mondo.
Il più grande campione della storia del motociclismo, Giacomo Agostini affermava: “Per vincere al Tourist Trophy occorre fare le curve lente piano e le curve veloci forte”. Il centauro bresciano è stato tra i nomi leggendari che sono riusciti a tagliare il traguardo del TT al primo posto. Ai tempi la sfida era un test probante per i rider ma anche per le squadra.
Un costruttore che riusciva a vincere sull’Isola di Man entrava nella storia. Si riteneva che un mezzo affidabile dovesse completare l’ostica battaglia sul viscido asfalto britannico senza patemi. Il record di trionfi in una singola edizione, 5 successi su 5 gare disputate, appartiene al motociclista britannico Ian Hutchinson nell’edizione 2010. La super sfida continua ad attirare appassionati da tutto il mondo, essendo rimasta fedele alle tradizioni.
I piloti attuali affrontano una distanza di 60 chilometri e 720 metri, ripetuta per sei volte nelle classi principali e per tre o quattro in quelle minori. Il tracciato cittadino ha mietuto tantissime vittime illustri, a partire da Frank Walker, rider della Royal Enfield che perì all’ultimo giro contro una barriera di legno. Nel 1972 perse la vita l’italiano Gilberto Parlotti, che decise di prendere parte al TT per provare a riacciuffare in classifica Angel Nieto.
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Il bollettino di guerra del Tourist Trophy
Dalla prima edizione del Motomondiale il Gran Premio di Gran Bretagna si svolse sull’isola di Man, finché non fu abolita. Dal 1907 ad oggi si sono avute ben 207 vittime. Un bollettino di guerra destinato a crescere se non vi saranno concrete azioni sulla sicurezza. Non è semplice assicurare una sicurezza assoluta su un tracciato cittadino che si snoda tra marciapiedi, case e pali della luce. Basta una piccola disattenzione a quelle velocità per incorrere in un incidente fatale.
Ad essere migliorate sono state le tute e i caschi che hanno salvaguardato la vita di molti centauri. Se siete abituati a vedere la MotoGP vi sarete accorti come, nel tentativo di cercare il limite, tutti i rider cascano a terra. Nel caso del TT non vi è la ghiaia ma un muro o staccionata a frenare la corsa dei piloti. Un tempo rientrava anche nei round del Motomondiale. Per fortuna dagli anni ’70 non si corre più con i bolidi della classe regina, ma l’appeal è sempre elevatissimo.