Il 3 volte iridato della Red Bull Racing, Max Verstappen, è stato allevato da suo padre con l’obiettivo di diventare il più forte pilota di tutti i tempi.
Quando hai un padre che faceva da comparsa in Benetton al fianco di Michael Schumacher e una madre che aveva un piede pesante e faceva a pezzi i maschietti sui kart, è difficile non nascere con il dono della velocità. Vi sono milioni di giovani che non avuto l’opportunità di mettersi alla prova in una pista, ma tra migliaia di ragazzini Max Verstappen è spiccato sin da subito.
Il nativo di Hasselt non ha avuto una educazione facile. Non è cresciuto coccolato da suo padre e sua madre, ma con una disciplina di un soldato. E’ una vita che sfreccia sulle piste di tutto il mondo e proprio questo aspetto lo ha portato a dichiarare di non voler invecchiare nel circus della Formula 1. Finché dimostrerà a sé stesso di essere all’apice della sua carriera continuerà a macinare vittorie su vittorie.
Ad Interlagos Max è stato autore di una impresa sensazionale, rimontando dalla diciassettesima casella della griglia sino alla prima posizione. Favorito dagli imprevisti che hanno coinvolto diversi colleghi, dalla pioggia e da una bandiera rossa, l’ex numero 33, oggi n.1 della griglia, ha meritato un successo che lo porta a risplendere tra le stelle del firmamento della Formula 1. Ha ricordato Senna, lì dove il fenomeno brasiliano faceva impazzire i suoi tifosi. Al di là del tifo non si può non applaudire un giovane che è diventato uomo, ma che tutti gli addetti ai lavori ricordano fenomeno già da bambino.
Il documentario “Anatomia di un campione” ha riportato alla mente dei fan un episodio clamoroso dell’infanzia del campione della Red Bull Racing. “Una volta in Italia, quando cominciò a piovere, tutti andarono in kart alla mensa. Solo una macchina rimase in movimento senza fermarsi, ed era Max“, ha spiegato Helmut Marko, consigliere del drink team.
“Finché non gli si sono congelate le mani non riusciva a smettere di pedalare“, ha annunciato Marko. “Mio padre insisteva perché continuassi e continuassi, e se avevo freddo, che mettessi le mani sullo scarico del kart finché non si scaldavano… per continuare ancora“, ha confessato il tre volte campione nel documentario nel video vpro holland sport.
Tutti segnali che non era un bambino normale ma un combattente straordinario già nel 2009, ben 25 anni fa.
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