I numeri nel Vecchio Continente sono crollati nel corso degli ultimi anni. La crisi sta investendo anche i Paese più forti dell’Europa in cui le auto sono sempre state una priorità.
Si potrebbe fare una netta divisione del mercato dell’Automotive prima e dopo il Covid-19. Qualcosa si è rotto e non è tutta colpa della Commissione Europea. Il concetto stesso di auto si è evoluto, in senso peggiorativo, a mero mezzo di trasporto per partire da un punto A e raggiungere un punto B. Oggi l’auto non è più uno status symbol alle nostre latitudini e, conseguentemente, nemmeno una priorità.
I marchi hanno cominciato a lanciare vetture sempre più simili e sempre più care. Oggi cambiare macchina è diventato un lusso per pochi, in particolar modo se parliamo di auto full electric. Il prezzo medio è troppo elevato e per tutti la Cina è una vera minaccia con la sua politica low cost. La Commissione Europea e l’industria delle quattro ruote, rappresentato da case automobilistiche, fornitori, società civile e sindacati, si sono riuniti per trovare delle soluzioni.
Va stilato un piano d’azione per sostenere un settore in affanno, che occupa quasi 13 milioni di persone e rappresenta il 7% sul pil del Vecchio Continente. “Siamo consapevoli delle sfide che deve affrontare l’industria automobilistica”, ha affermato la presidente della UE Ursula von der Leyen, ponendo l’accento sulla transizione che attende il Continente.
Commissione europea, questione multe
La politica autolesionista di Bruxelles impone ai produttori di auto limiti molto più restrittivi che in passato (93,6 g/km di CO2), che scenderanno ulteriormente nel 2030 (49,5 g/km) per azzerarsi completamente nel 2035, quando è previsto il bando totale alla vendita di nuove auto termiche, ibride comprese. L’elettrico però è in crisi e per coloro che non rispetteranno questo limite è previsto 95 euro per ogni grammo di CO2 oltre la soglia consentita, moltiplicato per il numero di automobili vendute.
In sostanza potrebbero arrivare sanzioni miliardarie che piegherebbero, ulteriormente, le poche certezze dei brand europei sopravvissuti nell’industria 2.0. Inoltre, l’avanzata cinese non si è arrestata nemmeno con i dazi che possono superare il 35%. Altri dazi preoccupano le Case europee, ovvero quelli paventati dal neo presidente americano Donald Trump, per i veicoli non realizzati sul territorio statunitense. La Von der Leyen si aspetta di individuare un percorso green che possa garantire all’industria europea di “prosperare in Europa e competere con successo sulla scena globale”.